Ov22 Day23: l’incontro con il fiume Tigri

15/07/2021

@LauraPasqualini-turchia.06

La sveglia questa mattina suona presto e alle 7 siamo già in strada, dopo circa 2 ore di viaggio sulla nostra destra scorre il confine siriano, ad un posto di blocco ci fermano e chiedono chi siamo, ci fanno aprile lo sportello dietro dove siamo seduti noi e poi ci lasciano andare. Il filo spinato in questo tratto di strada corre veramente a pochi metri da noi e il muro di divisione dei due stati si trova a qualche centinaio di metri oltre.

Iniziamo a risalire in una vallata con attorno le brulle montagne Taurus e facciamo una sosta in un ambiente bucolico, nel verde, con il fiumiciattolo che scorre e pedane sull’acqua dove è possibile sedersi al fresco. Ci sono diverse famiglie che come noi, si riposano bevendo un tè o un caffè.

Il viaggio prosegue fino ad arrivare a Hasankeyf. Circondati da un paesaggio desolato e brulle montagne.

Hasankeyf è un’antica cittadella dell’Alta Mesopotamia, affacciata sul fiume Tigri.

Arrivando si resta piuttosto colpiti dalla nuova Hasankef costruita più in alto rispetto al fiume che si presenta come un agglomerato di case tutte uguali, grigie in un ambiente desolato.

Scendiamo verso il fiume, prima facciamo una sosta al nuovissimo museo che hanno costruito e che sarà inaugurato il prossimo settembre in cui hanno raccolto alcuni reperti e soprattutto in cui hanno letteralmente portato alcuni monumenti dell’antica Hasankeyf spostandoli da una sponda all’altra del fiume.

Il resto è solo un ricordo di chi l’ha vista prima che l’innalzamento delle acque del fiume Tigri non coprisse tutto, compreso il ponte che era un simbolo della città e che da pochi mesi è completamente sommerso nell’acqua e impossibile anche solo da scorgere.

Non si sa chi abbia fondato Hasankeyf e sembra che il castello risalga al IV sec DC. La cittadella ha subito il passaggio di diverse civiltà tra sasanidi e bizantini, vista la sua posizione strategica nella regione. Il castello è letteralmente scolpito nella roccia monolitica e si ritrovano costruzioni di epoca romana e ottomana; inoltre le miglia di grotte scavate lungo la roccia si crede siano state la dimora di popolazioni Assire e Sumere. Queste grotte sono state abitate fino agli anni 70 e ancora oggi vengono parzialmente usate…la testimonianza è un asino che mangiava placidamente la sua biada e pane in una delle grotte.

Anche la derivazione del nome non è certa. Una prima ipotesi rimanda ai Siriaci (cristiani ortodossi) che qui portarono la sede del loro patriarcato e nel 451, al concilio di Calcedonia, attribuirono alla cittadella di Cepha il titolo di vescovato. Pare quindi che il nome Kefa sia apparso proprio in questo concilio, derivante dalla parola Kigo che in siriaco significa “pietra” o da Kipani in assiro: quindi da qui castello di pietra (Hesna Kepha in siriaco e Hisni Keyfa in arabo)

Oppure dal curdo Hskif: testa di roccia. Questa zona infatti era abitata in gran maggioranza da curdi che con la costruzione della diga di Ilisù – facente parte del progetto GAP) e il conseguente innalzamento delle acque del Tigri si sono viste costrette ad evacuare dalla zona dall’esercito turco dagli anni 90

La diga di Ilisu fa parte dell’enorme progetto chiamato GAP voluto per promuovere lo sviluppo di quest’are della Turchia. L’idea iniziale fu di Ataturk che voleva risolvere il bisogno di energia sfruttando le acque dei fiumi Tigri ed Eufrate, costruendo 22 dighe che alimentano 19 centrali idroelettriche. Il GAP è stato poi realmente pianificato solo negli anni 70 affiancando alla produzione di energia elettrica anche progetti per l’irrigazione dei campi. Nello specifico la diga di Ilisu, causa della scomparsa di Hasankyef, è stata approvata nel 1988 e realmente iniziata nel 2006 con le fondamenta e quindi costruita nel 2008. è la seconda diga più grande della Turchia per capacità e la quarta per produzione di energia. La maggior parte delle persone toccate dalla costruzione di quest’opera, circa 110.000, vivevano ad Hasankeyf o erano famiglie nomadi che vivevano lungo le sponde del Tigri e furono evacuate con l’intervento dell’esercito turco

Essa è conosciuta inoltra anche con il nome di “città delle grotte”: si stima infatti che ci siano oltre 4000 grotte. Di sicuro si tratta del sito con più grotte di tutta la mezzaluna fertile.