Overland 18

Le strade dell'Islam

prima visione estate 2017 Rai1

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La Stagione

Il viaggio televisivo più amato dagli Italiani dal 1995 a oggi torna alle sue origini. Ispirandosi ai primi, leggendari viaggi di Overland che hanno generato clamore per la loro grandiosità, l’obiettivo che questo speciale Overland si propone è decisamente arduo: partendo dall’Italia, transiterà via terra in Nazioni politicamente molto complesse come Afghanistan, Iran, Turchia, i Balcani, Bielorussia, Ucraina dell’Est, sulle rotte tra le più pericolose.

“Speciale Overland 18: Le strade dell’Islam” percorrerà via terra il Centro Asia e il Medio Oriente, raccontando per immagini il presente insicuro di territori molto difficili e rischiosi nel complesso momento storico che stanno vivendo. Nel più puro stile di Overland, un lungo, emozionante viaggio sulle orme del Grande Gioco che dal 1800 sconvolse per sempre la storia del Centro Asia e del Mondo intero.

Una rinnovata carovana arancione in 30.000 chilometri partirà dall’Italia e attraverserà Austria, Repubblica Ceca, Polonia, Bielorussia, Ucraina, Russia, Kazakistan, Uzbekistan, Afghanistan, Iran, Turchia, Grecia, Macedonia, Serbia, Albania, Montenegro, Croazia, Slovenia, per ritornare al punto di partenza. Incontrerà le più svariate popolazioni e vivrà con loro usanze, tradizioni, riti religiosi, culture. Il team poliedrico e internazionale affronterà ostacoli burocratici e situazioni geo-politiche estremamente delicate: avrà a che fare con scorte armate, attentati, insurrezioni, guerriglie, chiusura delle frontiere, ma verrà ripagato da meravigliosi paesaggi incontaminati, macinando chilometri tra passi montani e lande desertiche.

Il diario di viaggio televisivo è raccontato da Beppe e Filippo Tenti, padre e figlio tra i più amati nella storia televisiva d’avventura, che coinvolgeranno il pubblico al punto di catapultarlo al loro fianco, a bordo dei mezzi arancioni, in un suggestivo avvicendarsi di scoperte, meraviglie, ma anche difficoltà e pericoli. L’intreccio tra l’ombra del passato e il realismo del presente darà al racconto un’impronta nuova, come prototipo di scoperta geografica e sociale, di popoli, culture e religioni diversa dalla propria.

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Le Puntate

puntata 1

Dall’Italia all’Ucraina

5 luglio 2017 Rai1

Overland torna alle origini: si parte dall’Italia! Questa volta iniziamo raccontando anche il pre-partenza: la preparazione di un’impresa come quella che ci prefiggiamo non dev’esser presa sotto gamba, a partire dalla livrea dei veicoli che ci accompagneranno, trasformata in arancione come vuole la tradizione Overland. Una rinnovata carovana di veicoli sarà la nostra casa per 3 mesi: con loro viaggeremo, dormiremo, prepareremo da mangiare in situazioni precarie che certamente non mancheranno. Anche il team di Overland torna ad essere numeroso: autisti veterani che hanno già affrontato altre avventure con noi, cameraman, tecnico audio, e una novità, una donna autista. Filippo Tenti è ormai un esperto capo spedizione e il mitico Beppe Tenti, suo padre, torna in viaggio con lui per sostenerlo in questa difficile impresa. Finalmente partiamo: percorriamo d’un fiato Austria, Repubblica Ceca, Polonia ed entriamo in Bielorussia, una nazione di cui sappiamo ben poco. Fu teatro di duri conflitti militari durante il novecento, sempre sotto il dominio di altre potenze, un passato che ha segnato per sempre la popolazione, mite e remissiva. Il presente però è costellato di rivolte contro un regime dittatoriale che limita la libertà e il progresso del Paese. Assistiamo di persona alla soppressione di una protesta nella capitale Minsk. Il viaggio prende una fortunata deviazione: andiamo in Ucraina con la possibilità di entrare nella zona rossa del conflitto tra separatisti filo-russi e governo ucraino che da anni ormai affligge la Nazione. Vicino Kiev, incontriamo alcuni profughi della guerra che hanno abbandonato le loro case situate oltre il fronte. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) fa il punto della situazione e autorizza l’intera spedizione e i suoi veicoli a entrare nella zona contestata, nella prossima puntata.
partenza Overland18

puntata 2

Ucraina dell’Est – Russia

12 luglio 2017 Rai1

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), che ha autorizzato il nostro ingresso nella zona di conflitto nell’estremo Est ucraino, ci accompagna lungo un percorso tortuoso, battuto da ogni sorta di mezzi militari. L’arrivo nella zona normalmente vietata al transito già presenta i segni di un disastro annunciatoci ieri. Andiamo a Stanytsia Luhanska, dove la guerra colpisce tutti i giorni. Fori di proiettile e mortai, case distrutte, bruciate o bombardate che impressionano solo all’idea che il disastro sia a due passi dall’Europa. Il viaggio continua affrontando l’inverno russo nel tratto di strada che ci separa da Mosca, che possiamo raggiungere in giornata anche se alla dogana con l’Ucraina troviamo notevoli resistenze. Mosca è diventata una delle più belle, ammirate, e richieste città europee: musei, opere d’arte e architettoniche di grandezza faraonica, la vita frenetica e la voglia dei giovani di uscire dalla chiusura mentale ereditata dal periodo sovietico. L’orgoglio del passato militare è celebrato da monumenti alle vittorie contro i Mongoli, i Francesi di Napoleone, e i tedeschi di Hitler, mentre l’animo socialista è rappresentato da falce e martello che svetta sulla statua in mano all’operaio e alla contadina. Proseguiamo verso il Mar Caspio, dove incontriamo i Cosacchi, una popolazione legata alla tradizione e alla religione, qui ancora cristiana ortodossa. Ci prepariamo a visitare le terre del “Grande Gioco” che si è sviluppato nel 1800 ed è proseguito con la Guerra Fredda e le strategie di potere che tutt’ora stravolgono i Paesi del Centro Asia, Afghanistan in primis.

puntata 3

Kazakistan – Uzbekistan

19 luglio 2017 Rai1

Il Kazakistan ci offre finalmente la possibilità di viaggiare nel vero senso della parola, in fuoristrada. Le belle strade russe sono un ricordo. La steppa e gli abitanti, quasi tutti dediti alla pastorizia e all’allevamento di bestiame, offrono uno scenario completamente nuovo e, anche se atteso, un po’ ci sorprende. La frontiera con la Russia, separa non solo i due Stati, ma due etnie differenti che manifestano massimamente nella religione i principali ideali di riferimento nella loro esistenza. La mezzaluna alta sulle cupolette dei santuari sancisce che siamo entrati nel mondo islamico. Questo mondo ci seguirà fino in Turchia e anche parzialmente nei Balcani. Le trivelle che pompano il grezzo ci ricordano che il Kazakistan è uno dei più grandi produttori petrolio al mondo, una ricchezza che avvantaggia l’elite aumentando l’enorme disparità con le classi sociali minori. Un allevamento di cammelli incuriosisce la carovana che oltre alle dovute coccole ai piccoli cammelli nati da pochi giorni, scopre che il latte di cammella è ottimo e nutriente. L’offerta di un pranzo seduti a terra e mangiando senza posate nella casa di una famiglia locale ci porta indietro nel tempo, alle origini nomadi di questa ospitale popolazione che dopo secoli di migrazioni, si è resa sedentaria, mantenendo tutti gli usi e i costumi degli avi.

Lasciata la steppa Kazaka, passiamo in Uzbekistan e il primo incontro con il disastro ambientale del prosciugamento del lago Aral è la dimostrazione che quando l’uomo desidera soggiogare la natura e i suoi ritmi, alla lunga perde. Dagli anni 1960, il lago è ridotto al 10% dell’originale superficie. Le barche dei pescatori adagiate su un letto di sabbia e sale sono la testimonianza lampante di quanto successo. Entriamo nel vivo della cultura locale scoprendo come vengono costruite le yurte e passando una notte nelle grandi tende dei nomadi, dove gustiamo la cena rigorosamente seduti sul pavimento accompagnati da musica tradizionale. Una splendida serata, interrotta da un’infausta tempesta di sabbia! La spedizione prosegue verso Khiva, un gioiello di città fortificata che fu al centro del “Grande Gioco” creatosi in centro Asia tra la Russia degli Zar e l’Impero Britannico, che aveva già occupato l’India via mare. Un insieme di strategie, complotti e inganni per conquistare il Centro asia senza mai lottare l’uno contro l’altro, ma mettendo contro Persiani, Afghani, Turchi, e i vari Kanati di Khiva, Bukhara, Samarcanda e Tashkent. Visitiamo la città di Khiva, perfettamente ricostruita nella sua parte storica. Dopo qualche contrattempo burocratico la carovana riprende la strada per Bukhara, Samarcanda e poi Afghanistan, nella prossima puntata.

puntata 4

Uzbekistan – Afghanistan

26 luglio 2017 Rai1

Accompagnati dal Kaliburan, la tempesta di sabbia nel deserto, arriviamo a Bukara, la capitale dell’omonimo Kanato che tanta storia ebbe nel “Grande gioco” tra l’impero dello Zar di Russia e l’Inghilterra con la Compagnia delle Indie. Davanti all’Ark, la cittadella fortificata, il colonnello Charles Stoddard e il capitano Arthur Conolly, ritenuti spie inglesi, furono decapitati dopo essersi scavati la fossa con le proprie mani. Eccola oggi, Bukhara, con il suo altissimo Minareto che ha superato anche la furia di Gengis Khan, stupefatto da tanta bellezza. Al canto del Muezzin, visitiamo la città, tra moschee, complesso del Registan, scuola Coranica. Ma è Samarcanda, la più nota città del centro Asia sulla Via della Seta. Prima distrutta da Gengis Khan, ritrovò l’antico splendore con Tamerlano, che la trasformò in capitale del regno ed espressione dell’arte timuride. Iniziamo la sua visita proprio dal mausoleo del suo benefattore.

Il viaggio entra nel vivo. Durante la notte del nostro ingresso in Afghanistan, proprio a Mazar-i Sharif, prima nostra tappa, muoiono in un attentato oltre 250 militari. Posti di blocco, controlli lungo la strada, la paura di un’aggressione, la foratura nel pericoloso territorio dei Pashtun. Giungiamo a Mazar-i Sharif e visitiamo la Moschea Blu, la più sacra del Paese. Ci attendono 700 km di strada per raggiungere Kabul. Montagne tra il rosso fuoco e il verde smeraldo, ci conducono al passo del Salang, a 3.878 metri di altitudine. A bordo strada si accumulano neve e armi pesanti abbandonate e arrugginite, edifici distrutti. Kabul riflette la storia della sua Nazione: inglesi, russi, americani, tutte le grandi potenze hanno tentato invano di conquistarla o quanto meno controllarla. Anche il regime talebano ha dovuto rinunciarvi nel 2001. E nonostante gli attentati terroristici di ribelli anti-stato che si verificano all’ordine del giorno, la città sta lottando per tornare a un decente grado di stabilità e sicurezza. Ancora oggi purtroppo, garantita a malapena da scorte armate e guardie militari, presenti a ogni angolo.

puntata 5

Afghanistan

2 agosto 2017 Rai1

Sono diversi giorni che siamo in Afghanistan e ormai non facciamo nemmeno più caso agli elicotteri militari che periodicamente volano sulle nostre teste. Soldati e carri armati controllano ogni angolo di Kabul, e dal cielo ci sentiamo perennemente osservati.
La bellezza del paesaggio afghano s’incomincia vedere: entriamo nel Panjshir. Ci inoltriamo nel cuore della valle, tra vette innevate che sfiorano il cielo e bellezze della natura incontaminata. Siamo diretti al Mausoleo di Massoud, il Leone del Panjshir, un uomo semplice di origine, ma determinato fino alla morte nel difendere e creare uno Stato unito e libero. Massoud creò una resistenza senza pari, basata sul coraggio dei Mujaheddin che impedirono all’intero esercito russo di occupare la valle e costituirono l’Alleanza del Nord che rovesciò il regime talebano nel 2001.
La comunità islamica che ci ospita per la notte è molto gentile, ma anche molto rigorosa e conservatrice. Ci vieta di filmare le donne, che pur essendo tutte coperte da capo a piedi, si nascondono quando arriva qualche estraneo. Non capitano spesso degli occidentali da queste parti.

Ancora oggi, troppo spesso l’impegno della popolazione e degli aiuti internazionali nel ripristinare una situazione stabile è pregiudicato dai gruppi ribelli, che con il terrore vogliono riportare l’Afghanistan a una condizione medievale. Ma fortunatamente, finora la voglia di riscatto e di vivere degnamente ha sempre avuto la meglio. Vogliamo perciò approfondire alcuni aspetti che spesso si danno per scontato.
Intervistiamo un giovane studente e scopriamo che, nonostante tutto, i ragazzi di Kabul vivono con lo stesso entusiasmo, e le stesse insicurezze dei giovani di tutto il mondo. Una scuola di mestieri artigianali tradizionali, l’istituto Turquoise Mountain, punta alla formazione delle nuove generazioni e alla creazione di posti di lavoro, le basi fondamentali per il futuro di una società dove il tasso di disoccupazione è tra i più alti al mondo.
L’emancipazione femminile, così come lo sviluppo culturale del ‘900, subì un arresto con il regime dei Talebani, durato dal 1996 al 2001. Una signora confessa la sua ferma volontà di far studiare le 3 figlie nonostante le condizioni economiche rendono la vita durissima, perché vuole dare loro un futuro. Non si dà pace che ancora oggi i figli muoiano da kamikaze.
Lasciamo Kabul per raggiungere la valle di Bamiyan, dove nella prossima puntata troveremo il sito dei Buddha giganti distrutti nel 2001 dai Talebani. Sarà occasione per noi di conoscere l’etnia Hazara e capire meglio le dinamiche etniche che hanno portato il Paese al collasso, con la guerra civile di fine secolo scorso.
A quanto ci dicono, la regione è molto sicura, ma non lo è di certo la strada che dobbiamo percorrere, all’andata e al ritorno..

puntata 6

Afghanistan

9 agosto 2017 Rai1

Overland arriva a Bamiyan e il viaggio d’andata non ha creato problemi. Se qualcuno ci ha notati, il problema sarà il ritorno. Siamo nella terra degli Hazara. La lingua parlata è il Dari derivata da Turchi e Mongoli che da qui passarono e si insediarono. Nella valle di Bamiyan c’è il famoso sito dei Buddha distrutti dai Talebani nel 2001, ritenendoli oggetti sacrilegi. I Buddha che avevano superato anche la furia di Gengis Khan non poterono sopravvivere alla furia distruttrice dei Talebani, che presero 110 ostaggi Hazara e li obbligarono a demolirli. Uno dei sopravvissuti ci racconta i tragici momenti passati. Davanti allo splendore dei laghi di Band-e Amir restiamo senza parole: una delle bellezze naturali al mondo meno conosciute e più spettacolari che gli spettatori difficilmente avranno visto in altri documentari.

Il ritorno a Kabul obbliga la spedizione a una sosta forzata a un posto di blocco. Nella zona del tragitto da percorrere, durante la notte in un conflitto a fuoco sono morte delle persone ma si presume che i terroristi siano ancora in fuga nella valle. Per precauzione alla squadra di Overland viene invitata all’interno della base, dove può assistere alla festa di primavera. Dopo la cerimonia, il Governatore ci affida una scorta per intraprendere i 70 km di strada che porta a Kabul che potrebbero riservare seri rischi per la nostra incolumità.
Visitiamo un centro dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati dove veniamo a conoscenza del fenomeno di rimpatrio dei profughi di guerra: con il loro contributo ben 370.000 persone scappate in Pakistan siano rientrate solo nel 2016 per rifarsi una vita dove sono nate. Il programma di inserimento prevede anche l’insegnamento, specialmente ai bambini, per riconoscere i micidiali ordigni che possono sembrare giocattoli: le mine anti-uomo.
Una visita a Chicken Street e in un attimo ci ritroviamo nella fabbrica di pregevoli tappeti afghani. Il loro nodo che con il persiano si distinguono per leggerezza e eleganza di manifattura chiude la giornata che improvvisamente viene sconvolta dall’attentato a Kabul nel quartiere delle ambasciate. I visti per il Pakistan non sono arrivati: troppi problemi sul percorso consigliano vivamente di cambiare itinerario, proseguendo il nostro viaggio direttamente in Iran. È necessario attivare una soluzione e letteralmente scappare da Kabul. Overland riuscirà a raggiungere indenne l’Iran?

puntata 7

Fuga dall’Afghanistan

16 agosto 2017 Rai1

Ormai siamo in Afghanistan da un mese: il ritardo accumulato, il mancato arrivo del visto per entrare in Pakistan e i continui attentati terroristici in Kabul costringono la spedizione Overland ad azionare il piano di fuga, pensato nei dettagli ma dal successo non garantito.
Ci separiamo dai mezzi e voliamo su Herat, sperando ci raggiungeranno incolumi il prima possibile: li affidiamo a un’organizzazione locale che farà in modo di recapitarceli in incognito, attraversando le zone sotto il controllo talebano. Nell’attesa visitiamo la città di Herat, che tanta storia ha avuto nel Grande Gioco tra le due potenze più grandi nel 1800, che si contendevano il Centro Asia: i Russi per aprirsi la strada verso le Indie, gli Inglesi per difendere le Indie e conquistare l’Afghanistan. Guardando le imponenti mura della Cittadella ricordiamo la storia dell’Eroe di Herat: l’ufficiale inglese Heldred Pottinger che durante l’assedio Persiano riuscì con una decisione eroica a salvare dalla capitolazione la città. Proseguiamo la visita tra la Moschea del Venerdì, un Mausoleo e le torri pendenti di Herat. Abbiamo tempo anche per scoprire l’arte delle piastrelle in ceramica e della musica, quest’ultima censurata durante il regime talebano e oggi ancora poco diffusa.

Ecco la notizia tanto agognata: i nostri veicoli sono arrivati e possiamo proseguire il viaggio verso l’Iran. Dalla base militare Italiana a Herat che ci ha ospitato in questi giorni di attesa, si alzano in volo due elicotteri Mangusta, e ci segue una scorta militare afghana di terra per proteggere il nostro transito durante l’insidioso percorso fino al confine.
Superata la dogana Iraniana, la nostra Stefania può tornare a guidare il suo veicolo: anche l’Iran è un Paese musulmano ma non vieta alle donne la guida. La spedizione si ritrova a Mashhad, città sacra per eccellenza, con una moschea che può contenere 500.000 persone e una serie di strutture religiose e di accoglienza. La più estesa nel Mondo.
Un’oasi alle porte del deserto di Dash-e Kavir ci accoglie tra gustose frittelle, caratteristiche bambole e un allevamento di dromedari, in attesa di un avvincente off-road tra le dune sabbiose.

puntata 8

Iran

23 agosto 2017 Rai1

Dune e distese di sabbia a perdita d’occhio: il deserto di Dasht-e Kavir è il giusto luogo per far divertire un po’ i nostri mezzi e sperimentare l’abilità dei guidatori di Overland. L’accampamento notturno è illuminato dal falò e dal meraviglioso cielo stellato. Al risveglio perlustriamo la zona salmastra a piedi e ripartiamo a bordo dei nostri veicoli per un ultimo tratto di off-road. Nella città di Yazd incontriamo l’antica religione Zoroastriana e la vecchia città dove le Torri del vento rinfrescano ancora oggi le case e le cisterne d’acqua che per centinaia di chilometri scorre nei Kanat, i canali sotterranei che dai monti raggiungono le città persiane. Poi l’incontro con il passato, tra Pasargade e Persepoli: le tombe di Ciro il Grande e dei suoi discendenti, celebrano la dinastia degli Achemenidi che ha reso grande l’Impero Persiano. Shiraz, la città delle rose ai piedi dei Monti Zagros: culla della cultura persiana è nota per la poesia, i suoi meravigliosi giardini e il vino. Il Bazar qui esiste da quasi 3 secoli e dimostra la volontà che avevano i suoi governanti nel fare di Shiraz uno dei più importanti centri commerciali della nazione.

La città di Esfahan, detta anticamente “La metà del mondo “, si presenta come città di cultura e di bellezza che culminano nella piazza principale: Naqsh-e Jahan, la più bella di tutto l’Iran a detta di molti, e una delle più grandi al mondo. Un immenso giardino, pulito e ordinato, con una scenografica fontana al centro, è circondato da navate colme di negozietti, e da meravigliosi edifici di epoca safavide: due moschee, il Palazzo dello Scià e l’antico Bazar. Ormai siamo abituati alla distesa di spezie di ogni tipo, tappeti, sete finemente ricamate e vari oggetti di artigianato, mentre ciò che ci stupisce questa volta sono i giovani artigiani: oltre ad essere incantati dalla maestria con cui lavorano rame, legno, ferro con le famose miniature, e creano gioielli e oggetti di rara bellezza, siamo piacevolmente sorpresi dal fatto che gli artisti siano soprattutto ragazzi, che imparando i segreti dal proprio maestro portano avanti tradizioni secolari.

puntata 9

Dalla Turchia all’Italia

29 agosto 2017 Rai1

Transitiamo velocemente nella delicata zona delle centrali nucleari, dichiarate essere costruite per motivi civili ed energetici: non possiamo fermarci nemmeno per un paio di riprese, verremmo sicuramente arrestati. Stiamo visitando l’Iran durante il Ramadan, il periodo di digiuno religioso in cui non si mangia dal levar del sole al tramonto. Non essendo Musulmani, preferiamo concederci un lauto pranzo in piena campagna, lontani dalla civiltà. La città capitale Teheran con 13.000.000 di abitanti è il più grande centro urbano e fulcro nevralgico della nazione. Già al tempo di Gengis Khan era nota, ma non era la città dominante. La città ha 3 Università e numerosi centri di sperimentazione per tutte le discipline scientifiche. I giovani rappresentano la maggioranza della popolazione, molto portata al dialogo specialmente con gli stranieri. Davanti al palazzo dello Scià e all’Ambasciata Americana raccontiamo come il Paese sia arrivato alla rivoluzione religiosa iraniana guidata dall’Ayatollah Khomeini.

Il lago Urmia completamente evaporato per colpa delle attività agricole ha lasciato una superfice salina che ha inaridito tutto l’ambiente circostante. Un déjà-vu che ci ricorda il Lago Aral visitato nella puntata 3 di questa stagione Overland18. Arriviamo a Tabriz durante la festa per la ricorrenza della morte di Khomeini, celebrata nel rispetto delle regole coraniche del Ramadan: fino a sera niente cibo per nessuno. I mezzi pubblici hanno regole ferree: le donne possono salire solo nella parte posteriore, mentre gli uomini dalla porta anteriore. Entriamo in Turchia: la mole del Monte Ararat ce lo aveva annunciato in lontananza, e ora ci sovrasta e affascina. Siamo diretti in Cappadocia per visitare il parco di Goreme, dai famosi pinnacoli e dalle caverne rocciose al cui interno hanno vissuto per migliaia di anni le popolazioni locali. Istanbul ci affascina come sempre e dall’alto della torre Galata costruita dai Genovesi ammiriamo i due continenti Europa e Asia quasi toccarsi, divisi dallo Stretto del Bosforo, diverse religioni e diverse culture. La veloce corsa passando par Macedonia, Kosovo, Albania, Montenegro, Croazia, Slovenia ci porta in Italia a Verona, dove finisce questa nuova sfida di Overland, compiuta con grande successo come le precedenti.

puntata 10

Le strade dell'Islam

30 agosto 2017 Rai1 - PRIMA SERATA

Per la prima volta nella sua storia ultraventennale Overland va in onda in prima serata, con una speciale puntata da 115’.

Il viaggio televisivo più amato dagli Italiani dal 1995 a oggi torna alle sue origini. Ispirandosi ai primi leggendari viaggi di Overland che hanno generato clamore per la loro grandiosità raggiungendo il 35% di share, una rinnovata carovana arancione partirà e tornerà in Italia, percorrendo via terra il Centro Asia e il Medio Oriente, e raccontando per immagini il presente insicuro di territori molto difficili e rischiosi nel complesso momento storico che stanno vivendo. L’obiettivo che questa speciale avventura di Overland si propone è decisamente arduo: transitare via terra in Nazioni politicamente molto complesse come Afghanistan, Iran, Turchia, Ucraina dell’Est, sulle rotte tra le più pericolose. In 30.000 chilometri, dall’Italia attraverserà Austria, Repubblica Ceca, Polonia, Bielorussia, Ucraina, Russia, Kazakistan, Uzbekistan, Afghanistan, Iran, Turchia, Grecia, Macedonia, Serbia, Albania, Montenegro, Croazia, Slovenia, per ritornare al punto di partenza. Nel più puro stile di Overland, un lungo, emozionante viaggio sulle orme del Grande Gioco che dal 1800 sconvolse per sempre la storia del Centro Asia e del Mondo intero.

Il diario di viaggio televisivo è raccontato da Beppe e Filippo Tenti, padre e figlio tra i più amati nella storia televisiva d’avventura, che coinvolgeranno il pubblico al punto di catapultarlo al loro fianco a bordo dei mezzi arancioni, in un suggestivo avvicendarsi di scoperte, meraviglie, ma anche difficoltà e pericoli. L’incalzante intreccio tra l’ombra del passato e il realismo del presente darà al racconto un’impronta nuova, come prototipo di scoperta geografica e sociale, di popoli, culture e religioni diversa dalla propria. Il team poliedrico e internazionale, con nuovi inserimenti al fianco di membri veterani, incontrerà le più svariate popolazioni e vivrà con loro usanze, tradizioni, riti religiosi, culture. Affronterà ostacoli burocratici e situazioni geo-politiche estremamente delicate: avrà a che fare con scorte armate, attentati, insurrezioni, guerriglie, chiusura delle frontiere, ma verrà ripagato da meravigliosi paesaggi incontaminati, macinando chilometri tra passi montani e lande desertiche. L’attenzione si soffermerà inevitabilmente sul Paese tanto più delicato e pericoloso, quanto meno raccontato in televisione in tutte le sue affascinanti sfaccettature: un inedito Afghanistan lascerà gli spettatori senza parole, tra panorami mozzafiato e una quotidianità che difficilmente si può immaginare in luoghi così martoriati dalla guerra.

Diario di Viaggio

di Stefania Donati