– Puntata 5 –
Overland 18 – Afghanistan
Sono diversi giorni che siamo in Afghanistan e ormai non facciamo nemmeno più caso agli elicotteri militari che periodicamente volano sulle nostre teste. Soldati e carri armati controllano ogni angolo di Kabul, e dal cielo ci sentiamo perennemente osservati.
La bellezza del paesaggio afghano s’incomincia vedere: entriamo nel Panjshir. Ci inoltriamo nel cuore della valle, tra vette innevate che sfiorano il cielo e bellezze della natura incontaminata. Siamo diretti al Mausoleo di Massoud, il Leone del Panjshir, un uomo semplice di origine, ma determinato fino alla morte nel difendere e creare uno Stato unito e libero. Massoud creò una resistenza senza pari, basata sul coraggio dei Mujaheddin che impedirono all’intero esercito russo di occupare la valle e costituirono l’Alleanza del Nord che rovesciò il regime talebano nel 2001.
La comunità islamica che ci ospita per la notte è molto gentile, ma anche molto rigorosa e conservatrice. Ci vieta di filmare le donne, che pur essendo tutte coperte da capo a piedi, si nascondono quando arriva qualche estraneo. Non capitano spesso degli occidentali da queste parti.
Ancora oggi, troppo spesso l’impegno della popolazione e degli aiuti internazionali nel ripristinare una situazione stabile è pregiudicato dai gruppi ribelli, che con il terrore vogliono riportare l’Afghanistan a una condizione medievale. Ma fortunatamente, finora la voglia di riscatto e di vivere degnamente ha sempre avuto la meglio. Vogliamo perciò approfondire alcuni aspetti che spesso si danno per scontato.
Intervistiamo un giovane studente e scopriamo che, nonostante tutto, i ragazzi di Kabul vivono con lo stesso entusiasmo, e le stesse insicurezze dei giovani di tutto il mondo. Una scuola di mestieri artigianali tradizionali, l’istituto Turquoise Mountain, punta alla formazione delle nuove generazioni e alla creazione di posti di lavoro, le basi fondamentali per il futuro di una società dove il tasso di disoccupazione è tra i più alti al mondo.
L’emancipazione femminile, così come lo sviluppo culturale del ‘900, subì un arresto con il regime dei Talebani, durato dal 1996 al 2001. Una signora confessa la sua ferma volontà di far studiare le 3 figlie nonostante le condizioni economiche rendono la vita durissima, perché vuole dare loro un futuro. Non si dà pace che ancora oggi i figli muoiano da kamikaze.
Lasciamo Kabul per raggiungere la valle di Bamiyan, dove nella prossima puntata troveremo il sito dei Buddha giganti distrutti nel 2001 dai Talebani. Sarà occasione per noi di conoscere l’etnia Hazara e capire meglio le dinamiche etniche che hanno portato il Paese al collasso, con la guerra civile di fine secolo scorso.
A quanto ci dicono, la regione è molto sicura, ma non lo è di certo la strada che dobbiamo percorrere, all’andata e al ritorno..
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