La sensibilità al riciclo degli oggetti di uso comune non è affatto una pratica nata dalle ultime tendenza urbane, moderne. Anzi, centinaia di migliaia di anni fa, secondo un istituto di ricerca israeliano, gli uomini primitivi riciclavano i loro oggetti quotidiani, riadattandoli per utilizzi diversi. Se oggi ricicliamo carta e plastica, gli ominidi recuperavamo utensili rotti, ossa e quant’altro per realizzare dei nuovi attrezzi.
Insomma, la vocazione e la necessità al riciclo e al recupero dei materiali sembra quindi essere insita nell’uomo, fin dai tempi antichi. Questa ricerca è stata presentata durante una conferenza intitolata “Le origini del riciclo”, la quale ha riunito circa 50 studiosi provenienti da dieci paesi. Secondo l’archeologa Deborah Barsky dell’Università di Tarragona, in Spagna, alcuni casi di recupero di materiali sono datati 1,3 milioni di anni fa. I ritrovamenti sono avvenuti presso un lago preistorico situato nel sud della Spagna. Qui sono stati rinvenuti dei semplici riutilizzi delle pietre, ma questo è importante per capire come l’attitudine a non sprecare sia stata sempre viva nell’uomo. In alcune occasioni, come si può dedurre da quanto ritrovato presso la grotta di Qesem, un sito archeologico vicino Tel Aviv datato tra i 200.000 ed i 420.000 anni fa, le ossa di animali venivano prima usate per cacciare e, successivamente, ben limate per tagliare le carni: una sorta di posate primitive. Gli scienziati posseggono diversi strumenti per valutare se un oggetto sia stato riciclato o meno. Si possono infatti osservare delle dirette evidenze di ritocco e riutilizzo di uno strumento, oppure si guarda alla perdita di colore dovuta all’esposizione agli agenti atmosferici.