[sabato 3 aprile] Il mattino ci svegliamo all’alba nel mezzo della nebbia e partiamo subito per raggiungere il confine del Congo. Lungo il percorso vediamo le prime miniere che caratterizzano nel bene e nel male tutta quest’area geografica.
Dopo un centinaio di chilometri raggiungiamo il confine e ci immergiamo nel delirio doganale del Congo. Prima attraversiamo una fila di camion infinita dove i nostri musoni e il Trakker riescono a passare a malapena e quando finalmente conquistiamo il parcheggio della dogana ci imbattiamo in una serie di doganieri che null’altro aspettano che poterci chiedere qualche soldo.
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Qui purtroppo la corruzione governa ogni cosa e pur nella nostra regolarità cercano in tutti i modi di coglierci in flagrante attraverso un’ispezione dettagliata dei camion, dei bagagli e dei documenti. Mentre apriamo ogni singola valigia cercano di spaventarci raccontandoci di episodi di arresti, di mercenari e quant’altro con il solo obiettivo di ottenere da noi qualche bustarella. Durante tutto questo le macchine fotografiche e le telecamere sono rimaste ben nascoste!
Alla fine con l’aiuto dell’Ambasciata e di Gabriele del ONG Alba riusciamo finalmente a passare: entriamo nella Repubblica Democratica del Congo per la seconda volta. Con il sole al tramonto ripartiamo verso Lubumbaschi che raggiungiamo in serata. Qui la polizia ci accoglie e ci scorta fino alla casa degli italiani mostrando una grande abilità nel condurre le motocilclette di servizio.