Il sake è una delle bevande più conosciute del Giappone. Un vino di riso prodotto in differenti varietà e spillato per la prima volta oltre 2.000 anni fa, più o meno nel 300 a.C. Da quel momento, il sake ha svolto un ruolo importante nella storia e nella cultura giapponese.
In origine definito bevanda degli dei, oggi è uno status symbol del Giappone.
In realtà, in Cina si hanno tracce di qualcosa di molto simile al sakè già dal 4.000 a.C., ma sono stati i giapponesi a iniziare una produzione su larga scala. Il processo base consisteva nella macinatura dei chicchi di riso, che poi venivano cucinati in acqua pulita, fino a formare una sostanza simile ad un puré. Inizialmente la fase della macinatura era svolta dall’intero villaggio: ogni persona masticava i chicchi riso e li sputava in una grande vasca comune. La masticazione introduceva gli enzimi necessari alla fermentazione.
All’inizio, il sake veniva prodotto per un consumo privato, da famiglie e villaggi; con il passare del tempo, esso divenne invece una produzione su larga scala. Nelle religione Shinto, il sake veniva utilizzato per diverse occasioni (alcune ancora attuali): come offerte agli dei e per purificare i templi, come rituale durante le celebrazioni dei matrimoni (bevuto da entrambi gli sposi). Intorno al 1300, il sake divenne la bevanda più popolare in tutto il Giappone.
Le prime versioni del sake erano torbide, fino a quando, nel XVII secolo, un lavoratore di una fabbrica che lo produceva, capì che bisognava utilizzare la cenere per far depositare le particelle nel sake. La vicenda ha assunto i contorni di una leggenda, perché sembra che l’utilizzo delle ceneri da parte del dipendente, avesse come obiettivo quello di sabotare la produzione della bevanda.
Nel XX secolo, a causa della Seconda Guerra Mondiale, la carenza di riso provocò dei cambiamenti nel processo di produzione: vennero infatti aggiunti glucosio e alcol puro per aumentare la quantità ed allungare i tempi di conservazione. Questa è comunque rimasta la ricetta, dopo la guerra e fino ai giorni nostri, anche se è possibile trovare ancora il sake fatto solo con riso, acqua, lievito e koji.