Dopo un anno dall’inizio degli scontri che durarono quattro mesi, il Venezuela torna a far parlare di sé sulle cronache internazionali, a causa della morte di un ragazzo di soli 14 anni, Kluiver Roa, durante una manifestazione organizzata dagli studenti e dall’opposizione, a San Cristobal, nello stato di Tachina.
Il bilancio della guerriglia parla anche di 43 persone ferite. È comunque mistero sulle cause della morte di Roa: fonti ufficiali parlano di decesso avvenuto durante gli scontri, mentre i testimoni hanno riferito che il ragazzo sia stato colpito alla testa mentre usciva da scuola, totalmente avulso alla dinamiche di protesta. Sarebbe infatti stato raggiunto da un colpo di fucile alla testa, cadendo subito a terra in una pozza di sangue.
Al momento, sembra che l’agente autore dello sparo sia stato arrestato, ma non si conoscono le sue generalità, facendo propendere molti per la tesi che in realtà si tratti solo di un finto arresto, per calmare le acque. Purtroppo questa tragedia non è stata una causalità, ma è la conseguenza di un provvedimento del governo, varato il 30 gennaio, che permette alla polizia di sparare sulla folla in caso di manifestazioni. Il tutto contro i diritti scritti nella Costituzione, che prevede il diritto di protesta e il divieto ad utilizzare armi contro i cortei.
Questo episodio, inoltre, segue un altro che ha lasciato sotto shock la popolazione: il sindaco di Caracas arrestato, portato via a manette, incappucciato a malmenato dagli uomini dei Servizi, accusato di aver tramato un golpe insieme a diversi esponenti dell’opposizione. Ovviamente di lui non si hanno notizie. Un periodo difficile per Maduro, anche a causa del crollo del prezzo del petrolio e dell’utilizzo della doppia moneta, che sta creando enormi disparità sociali, oltre a bloccare le importazioni.