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Oramai non c’è più alcun dubbio: essere ecologici è diventata una moda, in tutti i sensi. Se, infatti, da un lato il design ecologico e la vacanza ecosostenibile sono due concetti assimilati da qualche anno, dopo le olimpiadi disputate a Londra, sembra che lo sport abbia appena scoperto l’importanza dell’ambiente. E la sua difesa.

Chiaramente è tutta pubblicità, si cavalca l’onda dell’entusiasmo ecologico (importante anche per accaparrarsi fondi), ma almeno qualcosa di positivo c’è. A Londra non tutto è andato per il verso giusto, come ci ricordano le migliaia di buste di plastica vendute e non riciclate, ma almeno sono state costruite strutture ecologiche e si è mobilitata un’enorme campagna per la tutela dell’ambiente e un utilizzo coscienzioso delle risorse (ne abbiamo già parlato qui).

In Brasile, in occasione dei mondiali di calcio 2014 (di fatto la più grande e seguita manifestazione sportiva del pianeta), l’obiettivo proposto dal comitato organizzatore è quello di essere il mondiale più ecologico della storia; non ci vorrà molto perché di fatto sarà anche il primo. Comunque, oltre alle varie iniziative di promozione della tutela del territorio e di un consumo ridotto delle risorse, si è pensato di utilizzare come mascotte un armadillo a tre fasce, specie animale presente in Brasile e nei paesi confinanti, e in via d’estinzione.

Sembrerebbe tutto molto eccitante, se non fosse che tra i progetti vari c’è la realizzazione di uno stadio nella città di Manaus, che si trova nella foresta amazzonica. Il complesso andrebbe quindi a deturpare una area fondamentale (e già martoriata) per l’intero pianeta, senza poi alcuna vera utilità, visto che dopo il mondiale andrebbe abbandonata. A Manaus, infatti, non c’è una squadra di calcio professionista, e l’impianto sarebbe destinato a cadere in disuso.