Il 10 agosto, come molti sanno, è stata la notte di San Lorenzo, la notte magica delle stelle cadenti. In queste notti infatti è più facile vedere le stelle cadenti: ma i tempi sono cambiati e anche questa romantica tradizione potrebbe sparire, colpa dell’inquinamento luminoso. E’ un’impresa quasi impossibile trovare nel mondo spazi di cielo non illuminati da fonti artificiali terrestri. Proprio per scongiurare questo rischio in Parlamento sono stati presentati ben 5 progetti di legge. E’ stato calcolato che due terzi della popolazione degli Stati Uniti, metà di quella europea, un quinto di quella mondiale abitano in posti dove ormai non si scorgono più il cielo stellato. Le immagini notturne dal satellite mostrano una sorta di nube bianca pulsante che copre quasi l’intero territorio. E in Italia? Nel nostro Paese più del 50% degli abitanti non può vedere la Via Lattea: a sensibilizzare su questo problema, con tanto di dati alla mano, è uno studio di Pierantonio Cinzano, presidente dell’Istituto di scienza e tecnologia dell’inquinamento luminoso. La situazione più grave è stata registrata in Lombardia, Lazio e Campania dove questo impedimento riguarda addirittura tre persone su quattro. Secondo gli esperti la luce artificiale non è solo inquinante ma ha effetti negativi anche sul sonno e sull’umore. Ma anche l’ecosistema e risente: basta pensare alle traiettorie migratorie di alcune specie di uccelli che si svolgono in maniera ciclica secondo prestabilite vie aeree e che possono subire deviazioni proprio a causa dell’eccessiva illuminazione in città. La sensibilizzazione sul tema ha spinto la ad approvare una mozione con cui il Governo si impegna a richiedere all’Unesco di includere il cielo notturno tra i beni da tutelare come patrimonio dell’umanità. La prima nazione al mondo ad emanare nel giugno 2002 una legge contro l’inquinamento luminoso è stata la Repubblica Ceca (Norma per la protezione dell’atmosfera). Con le tecnologie moderne antispreco diminuirebbero di molto i costi che l’inquinamento atmosferico. Secondo i dati resi noti dall’Unione astrofili italiani e dalla Società astronomica italiana emerge che riducendo l’inquinamento luminoso delle città italiane si otterrebbero molti vantaggi: un risparmio di 250 milioni euro, 430 mila tonnellate di olio combustibile non bruciate, 1,35 milioni di tonnellate di anidride carbonica prodotte in meno, 1,48 milioni di tonnellate di ossigeno non consumati.