A scatenare l’ira di Aaron Alexis, ex consulente del settore tecnologico della Marina degli Stati Uniti, sarebbe stato il mancato rinnovo del contratto di lavoro. Alexis è entrato, armato fino ai denti, negli uffici del Navy Yard di Washington è ha fatto fuoco su chiunque si trovasse sulla sua strada: a farne le spese sono state decine di persone, dodici delle quali sono rimaste uccise.
L’identità dell’autore del massacro non è stata resa nota subito perché si era alla ricerca di eventuali complici, magari fuggiti: successivamente si è appurato che l’unico ad operare fosse stato il solo Alexis, rimasto tra l’altro ucciso dai cecchini della polizia. Se la versione ufficiale propende per la vendetta dal punto di vista lavorativo, molti sono convinti che invece la causa di un gesto così estremo sia riconducibile al PTSD, il post traumatic stress disorder, cioè una patologia depressiva che colpisce chi ha vissuto scenari di guerra in posti particolarmente difficili, come l’Iraq o l’Afghanistan. Secondo altre fonti, Alexis aveva già mostrato un carattere particolarmente aggressivo in più di un’occasione, quando negli anni precedenti aveva prima sparato alle gomme di un camion e poi verso l’abitazione di un vicino. In ambedue i casi non fu incriminato perché nel primo sostenne di aver avuto un vuoto mentale, sconvolto dai fatti dell’11 settembre (era stato tra i gruppi di soccorritori) e nel secondo dichiarò di trattarsi di un incidente, ovvero di un colpo sparato accidentalmente mentre puliva l’arma.
Insomma, in un paese dove fucili e pistole circolano allegramente, può succedere di essere ammazzati dal vicino mentre pulisce la propria arma, senza nemmeno la consolazione che questo venga punito. Per il resto, Alexis non era il solito musulmano estremista, ma un pacifico buddista.