La settimana scorsa degli ufficiali messicani hanno annunciato che tre membri di un cartello della droga avrebbero confessato di aver bruciato i corpi dei 43 ragazzi “desaparecidos”, rapiti a Iguala, una città nella regione meridionale dello stato di Guerrero, il 26 settembre scorso. Il sindaco di Iguala e la moglie sono in custodia cautelare, accusati di aver ordinato il rapimento e la tortura dei 43 studenti locali.
Durante la ricerca dei ragazzi, inoltre, sono emerse molte altre tombe nella zona, cosa che fa presagire una situazione catastrofica dal punto di vista della tutela dei cittadini. Il problema non è comunque solo confinato alla piccola cittadina di Iguala, ma nemmeno solo al Messico, perché riguarda importanti cartelli della droga: il presidente Enrique Pena Nieto deve affrontare la questione dei rapimenti continui negli ultimi sei mesi, con tutte le atrocità che ne sono conseguite e garantire giustizia ai parenti delle vittime.
Oltre ai 43 studenti, ci sono altre storie, magari non sempre raccontate dai media internazionali: il mese scorso, ad esempio, la polizia federale coinvolta nel caso di Guerrero ha distrutto un villaggio di minatori vicino Iguala, facendo massiccio uso di uomini e mezzi di aria e terra. Gli abitanti sono stati picchiati, abusati e otto di loro portati via, senza dare spiegazioni o informazioni alla famiglia. La loro sorte è tuttora incerta. A giugno, un’altra storia: i militari hanno giustiziato almeno 12 persone e il caso è stato trattato inizialmente come sparatoria, prima di essere considerato un atto criminale.
Gli assassinii hanno causato una profonda crisi per il presidente, il quale ha ribadito la sua lotta al narcotraffico e alla sua violenza. Da quando Nieto è al governo, cioè la fine del 2012, le statistiche ufficiali parlano di una diminuzione delle uccisioni, dopo 8 anni in cui hanno perso la vita oltre 100 mila persone, decina di migliaia sono sparite e un numero impreciso è stato torturato. Ma, alla luce dei recenti ritrovamenti di tombe a Guerrero, possiamo ancora affermare che il numero dei morti sia sceso, o dobbiamo sommarci tutte le persone (migliaia) che risultano disperse?