Il Kilimangiaro è una delle vette più famose al mondo e di certo una delle mete più visti e visitati dell’Africa. Dall’alto della sua cima, a 5895 metri, si è quasi sul tetto del mondo; ma la particolarità principale del Kilimangiaro consiste nel contrasto netto che ha con l’ambiente circostante.
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Trovandosi infatti nei pressi dell’equatore, ai suoi piedi si sviluppa un’estesa e brulla savana, mentre in vetta spicca il cono bianco di neve, che dona alla montagna quel caratteristico aspetto che tutti conosciamo.
Per salire sul Kilimangiaro esistono diverse vie, più meno lunghe e difficili. Abbiamo già parlato nel nostro blog della via più difficile, la Via Machame, e quella standard, la Via Marangu. La più facile, di cui parliamo oggi, è la Via Rongai, a nord di Marangu.
L’ingresso del Parco è posto a quota 1600 metri e, dopo sette ore di cammino attraverso la foresta pluviale, si giunge al Campo I, a 2570 metri di altezza. Il passaggio dal Campo I al Campo II, situato a 3450 metri, richiede un giorno intero, e molto inteso, grazie alle meravigliose vedute sui ghiacciai orientali e sul Kibo. La salita prosegue verso il Mawenzi Tarn e poi il Kibo Hut, a 4700 metri. Quest’ultimo tratto del percorso attraversa l’area lunare e desertica del Kilimangiaro, di origine vulcanica, denominata La Sella. Per arrivare fino alla sommità, cioè ai 5895 metri dell’Uhuru Point, si parte a notte inoltrata per sfruttare poi al massimo le successive ore di luce. Una tappa intermedia, con una splendida visuale, è il Gillmar Point, a 5685 metri. Il ritorno, attraverso la piacevole via Marangu, impiega una giornata.
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Al termine del trekking, chi ha più tempo a disposizione può anche pensare a un’estensione del viaggio con gli affascinanti Safari nei parchi Manyara, Serengeti e Ngorongoro (di cui abbiamo già parlato qui).