La situazione in Ucraina sta vivendo una fase estremamente delicata, forse ancor più di quella delle settimane precedenti. Adesso, infatti, i nodi stanno venendo tutti al pettine e ci si avvia alla conclusione della vicenda. Che sia dolorosa o meno, questo dipende dai vari premier coinvolti, a partire ovviamente da Putin, e seguendo con David Cameron, Barack Obama e Angela Merkel.
Secondo Putin, infatti, così come è considerato legittimo il governo di Crimea, allo stesso modo deve considerarsi il referendum indetto per il 16 marzo, nel quale i cittadini della Crimea saranno chiamati alla urne per decidere se voler continuare a restare un territorio ucraino o se tornare alla Russia.
Secondo Putin, il risultato sarà un plebiscito, e proprio per questo motivo la Crimea deve essere restituita alla Russia. A rincarare la dose c’è il premier della zona contesa, Serghiei Aksionov, che ha parlato di una “Primavera della Crimea”. Contrario è ovviamente il premier ucraino Arseniy Yatseniuk, assolutamente non disposto a cedere neppure un centimetro del territorio.
Sarà guerra? Non lo sappiamo, ma intanto i leader europei stanno muovendo la macchina diplomatica nel tentativo di evitare qualsiasi ricorso alle armi, alle quali comunque non ha ancora pensato neanche Putin. Secondo lui basterebbe il referendum sull’indipendenza della Crimea a sancire l’esito finale di questa contesa. Nel frattempo, però, 80 soldati filorussi, insieme ad un manipolo di abitanti del posto, hanno preso possesso di una base dell’aeronautica ucraina a Saki, non lontano da Sinferopoli.