tifone haiyanFame, disperazione, morte, dolore. Come in ogni tragedia immane che colpisce un popolo, le immagini fanno il giro del mondo e restano impresse negli occhi come una ferita indelebile. Nel caso delle Filippine, devastate dalla violenza incredibile dell’uragano Haiyan, oltre allo sconcerto c’è anche tanta dignità e voglia di rialzasi.

Le Filippine sono abituate a catastrofi naturali di grandi proporzioni, ma il tifone che si è abbattuto sul territorio venerdì scorso sembra essere qualcosa di inedito. Secondo gli esperti si tratta dell’uragano più forte mai verificatosi sulla terraferma; Steven Godby, esperto di disaster management presso la Nottingham Trent University, ha dichiarato di aver registrato, anche se raramente, dei tifoni di tale intensità, ma sempre in mare aperto. Di solito, infatti, perdono potenza nel momento in cui arrivano sulla terraferma.

La città più colpita, Tacloban, conta oltre 10.000 morti e centinaia di migliaia di senza tetto e, considerando che per oggi le previsioni portano forti piogge, la situazione non può che peggiorare. Haiyan ha portato venti a circa 275 Km/h con folate vicino ai 300 Km/h; ha distrutto tutto, spostato navi di grandi dimensioni dal mare fino alla terraferma, come viene mostrato in alcuni immagini, simbolo della devastazione.

Al momento l’esercito delle Filippine e gli aiuti umanitari stanno cercando di arginare il dramma, consegnando cibo e medicinali, e controllando nei limiti del possibile gli episodi di violenza e di saccheggio. Haiyan ha riscritto la storia, quella di una nazione che credeva di essere ormai abituata alle catastrofi naturali e che invece si è trovata ad affrontare un tifone di inaudita e inaspettata violenza.