valanga himalaya

L’Himalaya è la catena montuosa che comprende i picchi più alti della Terra, per cui scalare le sue vette rappresenta una vera e propria sfida al limite, oltre che un’immensa soddisfazione personale. Il contatto con la natura è completo e si vivono sensazioni impensabili a livello del mare grazie all’alpinismo. Purtroppo, però, si tratta sempre di uno sport estremo, per cui i pericoli ad esso connessi sono oltremodo reali.

E così, a volte, ci si trova a leggere, o scrivere, articoli di cronaca nera relativi alla morte di alpinisti, di chi, da professionista o amatore, lega la propria vita alla montagna. Il legame è indissolubile e chi pratica questa passione lo sa benissimo; ne era cosciente anche il nostro Alberto Magliano, primo non professionista a scalare le vette più alte di ogni continente. Purtroppo la sua avventura è finita in modo prematuro, a causa di una valanga che ha travolto il campo base sull’Himalaya, dove erano accampati 30 alpinisti. La valanga li ha colti nel sonno e alcuni (tra cui due italiani), fortunatamente sono rimasti illesi.

I soccorsi sono partiti immediatamente e, dopo aver recuperato i corpi delle vittime, si sono messi alla ricerca dei dispersi, nella speranza di trovare dei superstiti; speranza che è crollata due giorni dopo, quando il vicepresidente del sindacato francese delle guide di montagna, Christian Trommsdorff, ha dichiarato che è praticamente escluso che ci possano essere dei sopravvissuti. Il numero dei morti sale a tredici, ma il bilancio è destinato ad aggravarsi con il ritrovamento dei dispersi.